Il 2 gennaio, la Dott.ssa Odile Kremp, ha sostituito la Dott.ssa Ségolène Aymé, nel ruolo di Direttore di Orphanet, il portale pan-europeo delle malattie rare e i farmaci orfani. Medico pediatra proveniente dall'Università di Nancy (Francia), la Dott.ssa Kremp ha ricoperto vari incarichi ospedalieri nell’ambito della neonatologia e pediatria. È stata Presidente della Società Internazionale di Pediatria dal 1994 al 1998. Nel 2008, la Dott.ssa Kremp è stata incaricata di sorvegliare il Piano nazionale francese per le Malattie Rare presso la Direzione Generale della Salute (Ministero della Salute francese). Ha svolto 18 missioni pediatriche in Vietnam dal 1993 nell'ambito di un programma di collaborazione scientifica diretta dal Ministero degli Affari Esteri. È Professore Honoris Causae presso la Medical University di Hanoi (2010). In questa intervista la Dott.ssa Kremp ci parla del suo nuovo ruolo in Orphanet:
Ci può descrivere il percorso che l’ha portata ad Orphanet? Sono sempre stata attiva nel campo della pediatria e della salute pubblica, nel campo della pratica clinica, della didattica e della ricerca. Ho conosciuto la Dott.ssa Ségolène Aymé a Montreal nel 1986, mentre facevo uno stage come giovane ricercatorice presso l'Università di Montreal, con la quale lei collaborava. Sono sempre stata interessata all’assistenza dei bambini e delle loro famiglie sotto tutti gli aspetti, e ho presieduto la Società Internazionale di Pediatria dal 1994 al 1998. Come pediatra ad Amiens e come capo reparto a Lille, ho lavorato anche con bambini affetti da malattie rare e ho da subito utilizzato le risorse di Orphanet, a partire dal primo libro. Nel 2007, quando ero ancora professoressa di pediatria a Lille, sono diventata coordinatrice delle malattie rare presso l'Istituto di Sanità Pubblica, dove ho lavorato sulla definizione delle malattie rare in termini di salute pubblica. Ho anche partecipato alle riunioni della Task Force delle Malattie Rare e seguito la creazione della Comunicazione Europea sulle malattie rare. Ho collaborato con il Ministero della Salute francese, Direzione Generale della Sanità (DGS), alla fine del 2008 come project manager per il Piano nazionale francese per le malattie rare e ho contribuito alla valutazione del primo piano nazionale e al processo di realizzazione del secondo piano nazionale (2011-2014) nell'estate del 2009. Dalla mia posizione con la DGS, ho prestato più attenzione all’epidemiologia delle malattie rare e alla formazione e informazione per i pazienti e i professionisti, al supporto alle associazioni e alla terapia educativa. Continuo a partecipare alle riunioni dell’UE (compreso lo sviluppo della Raccomandazione della Commissione Europea sulle malattie rare, lo sviluppo di EUCERD, l’avvio della strategia spagnola e la riunione del Chief Medical Officer europeo sulle malattie rare). Così ho imparato a conoscere e a lavorare con molti partner nel campo delle malattie rare, in particolare seguendo le attività di Orphanet e dei vari membri della piattaforma francese delle malattie rare.
Qual è la sua opinione sulla situazione attuale delle malattie rare in Francia ed in Europa? La Francia ha cominciato a considerare le malattie rare nei primi anni ’90, prima di altri Paesi europei, guidata da associazioni di pazienti e di medici, attraverso una riflessione sui farmaci orfani. I sistemi implementati per malattie come l'emofilia, la sclerosi laterale amiotrofica, o la fibrosi cistica, erano precursori degli attuali centri di riferimento nel campo delle malattie rare, così come dei network dei centri di eccellenza. Orphanet ha ricoperto un ruolo importante nell’informazione e formazione dei professionisti del settore medico. Anche se, naturalmente, non tutto è perfetto, l’estensione della Francia e la sua organizzazione ospedaliera hanno consentito la strutturazione dell’assistenza al paziente. L’assistenza sanitaria, come anche l'impatto sociale della malattia e della disabilità, devono ancora essere migliorati, in particolare incoraggiando i giovani ricercatori a partecipare. Le conoscenze epidemiologiche devono essere rafforzate, sulla base di un codice comune e della raccolta di informazioni strutturate al fine di costruire un database nazionale delle malattie rare, il che contribuirà a modellare le scelte politiche del sistema sanitario e a concentrarsi sulla ricerca.
In Europa, i governi hanno posizioni leggermente diverse sulle malattie rare, in base alla loro storia, alla dimensione del loro Paese e al proprio sistema sanitario, ma tutti stanno infine adottando raccomandazioni sulle malattie rare. Diversi Paesi hanno già sviluppato piani o strategie per le malattie rare. Il fatto che molti Paesi siano partner della Joint Action di Orphanet, cominciata nella primavera del 2011 con il sostegno della DG Sanco, consente di ottimizzare le informazioni per i pazienti e i professionisti, portando ad una migliore comprensione e all'individuazione delle esigenze dei pazienti in termini di assistenza e di ricerca, sia di base che terapeutica. Si prevede, inoltre, che l'attuazione della Direttiva sui diritti dei pazienti e sull'assistenza sanitaria transfrontaliera, adottata nel 2011, possa contribuire ad identificare i relativi network in tutta Europa.
Quali sono le sue aspettative di lavoro con Orphanet? Come descriverebbe il suo Orphanet ideale? È una vera sfida subentrare a Ségolène Aymé, che ha sviluppato uno strumento molto potente, conosciutissimo in Francia, in Europa e nel mondo. Spero di contribuire, con l'aiuto del nostro team fortemente motivato, a proseguire lo sviluppo nazionale ed internazionale di Orphanet, al fine di rispondere meglio alle esigenze dei pazienti e dei professionisti del settore sanitario.
Idealmente, la nomenclatura di Orphanet sarà utilizzata in tutti i sistemi di informazione medico scientifica, per descrivere meglio la malattia e i progressi del paziente. Si spera che l'uso di Orphanet diventi un riflesso automatico per i medici alla ricerca di una diagnosi o di una strategia terapeutica. Orphanet potrà anche essere più sfruttato per aiutare i ricercatori a comunicare e per aiutare sia i ricercatori che i pazienti ad individuare gli esperti ed altri malati. Molti elementi per realizzare questi obiettivi sono già disponibili! Ma le mie aspettative su Orphanet aumenteranno man mano che imparerò a conoscere le sue innumerevoli possibilità. In effetti, mi rendo conto di non conoscere ancora a pieno le potenzialità di Orphanet, soprattutto in termini di bioinformatica e di conoscenza analitica, ma non vedo l'ora di imparare lavorando con il nostro team.
Secondo la sua esperienza, di che cosa ha più bisogno il settore delle malattie rare per progredire?
La collaborazione tra pazienti e professionisti, sebbene sia già più stretta rispetto ad altri campi della medicina, deve essere ulteriormente rafforzata. Il sostegno pubblico deve rimanere forte di fronte a malattie che, prese singolarmente, interessano pochi pazienti, ma collettivamente rappresentano un problema di salute pubblica tanto importante quanto il diabete, l'asma o l'insufficienza renale cronica. Gli investimenti dell'industria farmaceutica, supportati dall’epidemiologia e dalla ricerca di base e clinica, sono fondamentali per lo sviluppo di medicinali innovativi, per il trattamento delle malattie rare e come modelli per le malattie meno rare.