Un articolo pubblicato sulla rivista JAMA muove una critica pesante nei confronti dei prezzi esorbitanti dei farmaci orfani, ritenendoli eticamente inaccettabili. Gli autori riportano il caso del farmaco Ivacaftor (Kalydeco), approvato dalla Food and Drug Administration americana, per l'uso in una sottopopolazione di pazienti con FC portatori di una specifica mutazione genetica. Secondo gli autori, questo farmaco vitale è entrato nel mercato “attraverso un programma di sviluppo costruito in modo incrementale sui molti contributi ricevuti durante 3 decenni da una comunità molto solidale di soggetti portatori di interesse ”. Tuttavia, a fronte di un costo per paziente di circa 373.000 dollari, costo proibitivo per la maggior parte dei pazienti, Ivacaftor non garantiva un’adeguata efficacia. Anche se gli autori ritengono che, in molti casi, le assicurazioni private o federali siano in grado di coprire la maggior parte dei costi che per i pazienti sarebbero elevatissimi, occorre tenere in considerazione il problema alla base di tutto questo, ovvero “un’insostenibile struttura dei prezzi”. Gli autori affermano che l’azienda produttrice, la Vertex Pharmaceuticals, abbia ricevuto un contributo economico consistente da fonti governative, nonché da associazioni di pazienti, oltre al contributo dei pazienti che hanno partecipato agli studi clinici. E proprio questi ultimi ora sono chiamati a pagare un prezzo esorbitante e non sostenibile.
Gli autori chiedono maggiore trasparenza da parte delle aziende farmaceutiche riguardo la politica dei prezzi dei nuovi farmaci e sottolineano la mancanza di etica nelle politiche finora adottate, “in base a ciò che un mercato potrebbe sopportare indipendentemente da altri fattori”. Secondo gli autori, l'industria farmaceutica e i suoi finanziatori dovrebbero adottare una strategia migliore e più eticamente sostenibile al fine di considerare "sia il ritorno economico che il bisogno sociale, accogliendo il principio di giustizia sociale". Gli autori ritengono che l'industria farmaceutica sia diversa da altri settori industriali, in quanto deve aderire a uno standard morale più elevato che fa sì che questi farmaci così costosi "rafforzino la percezione pubblica che il mantenimento del profitto sia un fattore di motivazione primaria per un’azienda . Gli autori auspicano un modello di "redditività ridotta, in particolare per le terapie proseguite per tutta la vita, che sia eticamente responsabile e istituzionalmente plausibile, ma che richieda alle aziende farmaceutiche di sviluppare nuovi modelli e di educare gli investitori circa il vantaggio di riconquistare la fiducia del pubblico”.
Leggi l’abstract su PubMed